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Noam Chomsky smonta l’euforia che circonda gli AI chatbot

Noam Chomsky

Noam Chomsky vs AI chatbot

Noam Chomsky ha scritto un articolo sul New York Times in cui critica l’iperbolica enfasi che circonda gli AI chatbot come ChatGPT di OpenAI e Bing AI di Microsoft. Nonostante siano stati definiti i primi bagliori dell’intelligenza artificiale generale, Chomsky afferma che non siamo ancora vicini a quel livello.

Sebbene gli AI chatbot sembrino imitare la creatività e l’ingegnosità umana, si basano sulla probabilità statistica anziché sulla conoscenza e l’approfondimento alla base dei processi di pensiero umani. Chomsky pensa quindi che gli AI chatbot siano “bloccati in una fase preumana o non umana dell’evoluzione cognitiva“, che limita la loro capacità di creare spiegazioni.

La mente umana è più efficiente

Chomsky sottolinea anche come la mente umana sia un sistema molto più efficiente ed elegante degli AI chatbot, e che operi con assai meno informazioni per creare spiegazioni. Conclude che il concetto di un’IA che prende il controllo del mondo è impossibile a causa della sua sostanziale mancanza di comprensione – umana – di come il mondo funzioni.

L’articolo di Noam Chomsky smonta l’euforia che circonda gli AI chatbot e mette in luce le abilità uniche della mente umana. Sebbene l’IA possa essere – anzi, sarà certamente – utile in alcune aree, è improbabile che corrisponda alla complessità e alla creatività dei processi di pensiero umani.

Il punto di vista di Noam Chomsky arriva in un momento in cui molti si preoccupano dell’impatto dell’IA sul mercato del lavoro e sul futuro stesso del lavoro. Alcuni hanno affermato, infatti, che gli AI chatbot e altre forme di automazione potrebbero portare a significative perdite di lavoro, specialmente in settori che dipendono pesantemente dal lavoro manuale.

Preoccupazio esagerate sugli AI chatbot

Tuttavia, l’analisi di Chomsky suggerisce che queste preoccupazioni potrebbero essere esagerate. Ancorché l’IA possa essere in grado di eseguire determinati compiti in modo più efficiente rispetto agli esseri umani, manca della comprensione sfumata del mondo che gli esseri umani possiedono. Di conseguenza, è improbabile che l’IA sostituisca completamente i lavoratori umani nel prossimo futuro.

Chomsky, piuttosto, suggerisce di concentrarsi sullo sviluppo di sistemi IA che possano lavorare a fianco degli umani, anziché sostituirli. Ciò richiederebbe che i sistemi di IA siano progettati in modo da completare la cognizione umana, piuttosto che semplicemente replicarla.

La critica di Chomsky agli AI chatbot fornisce dunque una preziosa prospettiva sulle limitazioni della tecnologia di intelligenza artificiale attuale. Continuando a sviluppare e perfezionare i sistemi IA, dobbiamo tenere a mente le loro limitazioni e lavorare per garantire che siano progettati in modo da beneficiare tutti, non solo pochi privilegiati.

 

Intelligenza artificiale, l’impatto su occupazione e salari

 


Noam Chomsky

Linguista statunitense (n. Filadelfia 1928). Fondatore della grammatica generativo-trasformazionale, le cui ripercussioni sono state profonde non solo nella linguistica, ma anche nella psicologia e nella metodologia della scienza, Ch. ha sviluppato nuove vie della teoria formale dei linguaggi, una branca della matematica moderna.

La formulazione della nuova teoria ha inizio con Syntactic structures (1957, trad. it. 1970) ed è stata poi sviluppata in Aspects of the theory of syntax (1965); dove si elabora la cosiddetta “teoria standard”.
Altri saggi del primo periodo della sua produzione: Current issues in linguistic theory (1964, trad. it. 1975); Cartesian linguistics (1966); Topics in the theory of generative grammar (1966). Una raccolta delle trad. di numerosi saggi è apparsa in Italia col titolo Saggi linguistici (3 voll., 1969-70).
Impegnato nell’organizzazione delle campagne pacifiste contro l’intervento statunitense nel Vietnam, Ch. ha dedicato a questa come ad altre problematiche di carattere politico numerosi saggi.
Dopo la pubblicazione, con M. Halle, di The sound pattern of english (1968), opera fondamentale per la fonologia generativa, è tornato a occuparsi di problemi sintattici, sviluppando la cosiddetta “teoria standard estesa (revisionata)”, specie in: Studies on semantics in generative grammar (1972); The logical structure of linguistic theory (1975); Essays in form and interpretation (1977, trad. it. 1980).
In Lectures on government and binding (1981) Ch. ha apportato sostanziali modifiche alla teoria standard estesa: la grammatica non aspira più a spiegare mediante un numero finito di regole tutti i fenomeni di una lingua, ma distingue tra alcuni fenomeni fondamentali spiegabili in base alle regole generali della grammatica (core grammar) e altri fenomeni marginali spiegabili in base a regole periferiche (peripheral rules).
Tra le opere successive: Knowledge of language (1986, trad. it. 1989); Language and problems of knowledge (1987, trad. it. 1991); Language and thought (1993); New horizons in the study of language and mind (2000).
Le ripercussioni di quella che è stata chiamata la “rivoluzione chomskiana” sono state profonde non solamente nella linguistica, ma anche nella psicologia e nella metodologia della scienza.
Ch. da un lato ha aperto nuove vie in una branca della matematica moderna (la teoria formale dei linguaggi), dall’altro ha riaffermato il carattere mentalistico e astratto (invece che comportamentistico ed empiristico) della psicologia cognitiva e della linguistica, che di essa costituisce un ramo.
Ch. ha da sempre attuato un percorso parallelo a quello scientifico, relativo a una minuziosa analisi del modo in cui il linguaggio politico veicola i dispositivi di potere sulle masse.
In particolare ha rivolto una puntuale critica al governo degli Stati Uniti, colpevole del tentativo di stabilire un nuovo imperialismo culturale e politico nei confronti dei paesi politicamente più fragili. A questo argomento è dedicata la sua feconda produzione saggistica degli ultimi anni: 9/11 (2001, trad. it. 2002); Pirates and emperors (2004, trad. it. 2004); Failed states: the abuse of power and the assault on democracy (2006, trad. it. 2006); A new generation draws the line. Humanitarian intervention and the “responsibility to protect” (2011); How the world works (2011; trad. it. Così va il mondo, 2017); Occupy (2012).
Nel 2012 è stato pubblicato in lingua italiana Siamo il 99%, testo in cui sono raccolti i suoi discorsi presso numerose assemblee del movimento Occupy Wall Street, al quale l’intellettuale ha fornito solido appoggio ideologico contro la finanza neoliberista, mentre sono del 2013 le raccolte di saggi Masters of mankind. Essays and lectures, 1969-2013 (trad. it. I padroni dell’umanità. Saggi politici 1970-2013, 2014) e Chomsky on anarchism (trad. it. Anarchia. Idee per l’umanità liberata, 2015).
Tra i suoi lavori più recenti: On Palestine (trad. it. 2015), in cui configura un nuovo approccio per superare lo stallo sulla questione israelopalestinese; Who rules the world (2016; trad. it. Chi sono i padroni del mondo, 2016), analisi delle più stringenti questioni di politica internazionale della contemporaneità; Requiem for the american dream: the 10 principles of concentration of wealth & power (2017; trad. it. 2017), acuta riflessione che, muovendosi dal problema della scomparsa della democrazia, arriva a determinare le cause di tale deriva; la raccolta di saggi sull’evoluzione del “senso comune” e sulle sue correlazioni con il potere Consequences of capitalism: manufacturing discontent and resistance (con M. Marv Waterstone, 2021; trad. it. 2022).

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